Petizione COP21: Naomi Klein “Fermiamo i crimini climatici”

CLIMATE-CHANGE-cop21-parigi-appelloUn centinaio di attivisti, accademici, figure di spicco della società  civile mondiale chiamano ad un’azione globale in vista della prossima Conferenza delle Parti dell’Onu sul cambiamento climatico, prevista a Parigi a dicembre.

Personaggi come Desmond Tutu, Vivienne Westwood, Naomi Klein e Noam Chomsky assieme a molti altri referenti di realtà  di movimento chiariscono come questo sia un momento storico, in cui è necessaria una crescente pressione dei cittadini per portare a un vero e proprio cambiamento strutturale. “Siamo di fronte a un bivio” si legge nell’appello, pubblicato nel libro “Stop Climate Crime” prodotto e diffuso da 350.org e Attac France, tra le principali realtà  mobilitate contro un modello di sviluppo insostenibile, “nel passato, uomini e donne determinati hanno resistito e sconfitto i crimini della schiavitù, del totalitarismo, del colonialismo e dell’??apartheid. Decisero di combattere per la giustizia e la solidarietà  e sappiamo che nessuno di loro lo avrebbe fatto per se stesso. Il cambiamento climatico è una sfida simile, e noi stiamo alimentando un altrettanto simile reazione”.

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TESTO DELLA PETIZIONE

 

Teniamo i combustibili sotto terra. Fermiamo i crimini climatici

 

Siamo a di fronte a un bivio. Non vogliamo essere costretti a sopravvicere in un mondo che è stato reso invivibile. Dalle isole pacifiche australi alle coste della Louisiana, dalle Maldive al Sahel, dalla Groenlandia alle Alpi, la vita quotidiana di milioni di noi è stata già sconvolta dalle conseguenze del cambiamento climatico. Con l’acidificazione degli oceani, la sommersione degli atolli del Pacifico, la migrazione forzata nel subcontinente indiano come in Africa, le tempeste e gli uragani sempre più frequenti, l’attuale ecocidio colpisce tutte le specie e gli ecosistemi, minacciando i diritti delle futute generazioni. E gli impatti del cambiamento del clima non sono uguali per tutti: le comunità indigene e contadine, quelle più povere nel Sud e nel Nord del mondo sono in prima linea tra le realtà maggiormente colpite dagli impatti dello sconvolgimento climatico.

Non coviamo alcuna illusione. I Governi si sono riuniti per più di 20 anni, ma le emissioni di gas climalteranti non sono diminuite e il clima continua a cambiare. Prevalgono l’inerzia e gli ostacoli, anche se gli avvertimenti della scienza diventano giorno dopo giorno più preoccupanti.

Non è una sorpresa. Decenni di liberalizzazioni del commercio e degli investimenti hanno indebolito la capacità degli Stati di affrontare la crisi climatica. Ad ogni passaggio, forze molto potenti, come le imprese petrolifere, le multinazionali dell’agrobusiness, le istituzioni finanziarie, gli economisti dogmatici, gli scettici e i negazionisti e i Governi alla mercé di questi interessi, mettono i bastoni tra le ruote o propongono false soluzioni. Novanta imprese sono responsabili dei due terzi delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale. Ogni risposta concreta al cambiamento climatico minaccia il loro potere e la loro ricchezza, l’ideologia del libero mercato e le strutture e i sussidi che li sostengono e li giustificano.

Sappiamo che le multinazionali e i Governi non rinunceranno ai profitti che accumulano attraverso l’estrazione di carbone, gas e petrolio, e grazie a un’agricoltura industriale alimentata sui combustibili fossili. Ma tuttavia la nostra crescente abilità di agire, pensare, amare, prendersi cura, lavorare, creare, produrre, contemplare, lottare, richiede che noi li costringiamo a recedere. Per essere in grado di continuare a prosperare come comunità, persone e cittadini, dobbiamo lottare per un cambiamento. E’ la nostra comune umanità e la nostra Terra che che lo chiedono.

Siamo fiduciosi nella nostra capacità di fermare i crimini climatici. Nel passato, uomini e donne determinati hanno resistito e sconfitto i crimini della schiavitù, del totalitarismo, del colonialismo e dell’apartheid. Decisero di combattere per la giustizia e la solidarietà e sappiamo che nessuno di loro lo avrebbe fatto per se stesso. Il cambiamento climatico è una sfida simile, e noi stiamo alimentando un’altrettanto simile reazione.

Stiamo lavorando per un cambiamento profondo. Possiamo aprire la via verso un futuro più vivibile e le nostre azioni sono molto più potenti di quanto possiamo pensare. In tutto il mondo le nostre comunità stanno lottando contro i reali responsabili dei cambiamento climatico, proteggendo i territori, lavorando per ridurre le emissioni, costruendo la loro resilienza, raggiungendo l’autonomia alimentare attraverso l’agricoltura ecologica di piccola scala.

Alla vigilia della Conferenza Onu sul clima che si terrà a Parigi – Le Bourget, dichiariamo la nostra determinazione perchè i combustibili fossili rimangano sotto terra. Questa è l’unica via che abbiamo davanti.

In concreto, i Governi devono cancellare i sussidi all’industria dei combustibili fossili e fermare le estrazioni lasciando intatto l’80% delle riserve esistenti.

Sappiamo che questo implica un cambiamento storico. Non aspetteremo che siano gli Stati a renderlo possibile. La schiavitù e l’apartheid non sparirono perchè gli Stati decisero di abolirli. Le mobilitazioni di massa non lasciarono scelta ai leaders politici.

Oggi la situazione è precaria. Abbiamo, tuttavia, un’opportunità unica di rafforzare la democrazia, di smantellare il predominio politico delle grandi imprese, di trasformare radicalmente i nostri modelli di produzione e di consumo. La fine dell’era fossile è un importanto passo verso la società sostenibile e più giusta che desideriamo.

Non sprechiamo questa opportunità, a Parigi come dovunque, oggi come domani.