[Di Alberto Custodero su Repubblica.it] SAN PAOLO – Accompagnamento coatto perché s’era rifiutato di deporre. Ha risposto alle domande e non è stato incriminato. Pm: “Prove di tangenti”. Scontro tra manifestanti sotto casa, tre fermi. Il Partito dei Lavoratori: “Prigioniero politico”. Il colosso petrolifero statale accusato di aver distribuito oltre 2 miliardi di dollari in mazzette. Dieci fermi e 32 perquisizioni in tre Stati. La presidente Rousseff convoca una riunione d’emergenza con alcuni ministri.
Accompagnamento coatto per l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, il leader più carismatico del Brasile contemporaneo. In mattinata la polizia ha perquisito la sua casa e il suo ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo Petrobras (il caso lava jato, operazione autolavaggio). L’ accompagnamento coatto è stato disposto perché Lula si era rifiutato di andare a deporre: non è in stato di fermo, né di arresto. Fatto salire su un’auto senza insegne della polizia, Lula è stato condotto presso gli uffici della polizia federale all’aeroporto di Congonhas. L’ex presidente ha accolto con calma gli agenti che hanno bussato alla sua porta alle sei del mattino. I dieci agenti incaricati del suo trasferimento per l’interrogatorio sono arrivati a bordo di quattro veicoli. la moglie di Lula, Mariza Leticia, che si trovava in casa, non è stata portata via per essere interrogata. Ha risposto a tutte le domande del pm Igor Romario (“È tranquillo e non ha avuto alcuna reazione rabbiosa”, ha detto il magistrato), e la sua testimonianza, cominciata alle 8 locali (le 12 in Italia), si è conclusa.
La folla lo acclama. Terminata la deposizione, l’ex presidente brasiliano Lula si è fatto accompagnare dalla polizia federale nella sede del Partito del lavoratori, nel centro di San Paolo. Davanti all’edificio lo hanno accolto un centinaio di sostenitori, con bandiere del partito di sinistra.
E lui si difende. “Non ho nulla da temere – ha detto Lula dalla sede del suo partito – perché non ho fatto niente di male. Se i magistrati mi avessero mandato a chiamare sarei andato, come ho fatto lo scorso 5 gennaio a Brasilia, e si sarebbe evitata questa operazione inutile e spettacolare, questo show”. Mandato d’arresto, invece, per il braccio destro di Lula, Paulo Okamoto, attuale presidente dell’Istituto Lula.
Altri dieci fermi. Altri dieci fermi e 32 perquisizioni sono stati condotti complessivamente in tre Stati, Bahia e Rio de Janeiro oltre a quello paulista. Nel mirino degli inquirenti è finito tutto il “cerchio magico” dell’ex leader socialista: fra gli indagati figurano infatti anche la moglie Marisa Letícia e i figli Sandro Luis, Fabio Luis (la sua casa è stata perquisita), Marcos Claudio e Luis Claudio, oltre ad altri comunque vicini al Partito dei Lavoratori. Fra questi, il direttore dell’istituto Lula, Paulo Okamotto, la direttrice Clara Ant, che fu assistente speciale di Lula ai tempi della sua presidenza e José de Filippi jr, segretario del prefetto Fernando Haddad, membro del partito.
Prove di tangenti a Lula. Carlos Fernando dos Santos Lima, il procuratore federale che dirige l’inchiesta, spiega che “grandi compagnie edilizie” pagavano forti cifre in nero pur di ottenere appalti. “Approssimativamente”, ha proseguito il magistrato, le aziende coinvolte “misero a disposizione 30 milioni di real (equivalenti in euro a oltre 7,4 milioni, ndr) tra donazioni e compensi per conferenze”. “Ci sono elementi di prova che l’ex presidente Lula abbia ricevuto denaro proveniente dallo schema interno a Petrobras”, aggiunge. Tra i benefici ottenuti da Lula da alcune imprese, la costruzione di un ranch e un appartamento fronte mare.
Scontri pro e contro Lula: tre fermati. Manifestanti pro e contro Lula si sono confrontati duramente davanti all’abitazione dell’ex presidente e presso l’aeroporto di San Paolo, dove il leader del partito dei lavoratori viene sottoposto a interrogatorio. La tensione è stata più alta di fronte a casa di Lula, a Sao Bernardo do Campo, dove sono stati esplosi anche alcuni petardi: la polizia ha fatto ricorso ai manganelli e almeno una persona è rimasta ferita. Tre i fermati: uno per razzismo, per aver chiamato “scimmia” un sostenitore del partito di Lula, e due per aggressione. Un fotografo ha denunciato di essere stato aggredito da alcuni sindacalisti sostenitori di Lula.
Ma Lula se l’aspettava. Qualche giorno fa, in occasione della festa del 36esimo compleanno del Partito dei Lavoratori, lo stesso Lula aveva anticipato di aspettarsi che la polizia federale lo chiamasse a deporre per sospetta corruzione in relazione all’indagine che ha portato all’arresto di decine di persone sospettate di aver fatto lievitare il prezzo di alcuni contratti fra le loro imprese e la compagnia petrolifera di stato per pagare mazzette ai politici del Partito dei Lavoratori. Le accuse contro Lula rappresentano una grave macchia per il presidente che aveva incarnato le aspirazioni delle classi popolari brasiliane.
L’inchiesta Petrobras. L’inchiesta prende il nome dal colosso petrolifero statale che ha distribuito oltre 2 miliardi di dollari in mazzette a politici del Partito dei Lavoratori, di cui Lula è stato leader. Il nome di Lula è stato fatto da alcuni accusati che hanno deciso di collaborare in cambio di una riduzione di pena. La polizia sta cercando documenti in 3 Stati, compreso San Paolo, dove vive l’ex presidente, ma non ha indicato i nomi delle persone coinvolte né se Lula sarà chiamato a testimoniare. Secondo la stampa brasiliana è stata perquisita l’abitazione del figlio, Fabio Luiz Lula da Silva, noto anche come Lulinha.
Il blitz è stato ordinato dal giudice federale Sergio Moro che in passato ha detto di ispirarsi ad Antonio di Pietro e al pool di Mani Pulite.
Le perquisizioni. Gli agenti si sono diretti poi nella sede dell’Istituto Lula, guidato dall’ex presidente. Tra le residenze perquisite, anche una fattoria nella città di Atibaia e un appartamento a Guaruja. Le autorità sospettano che queste due proprietà appartengano a Lula mentre figurano intestate a prestanomi.
L’accusa. Lula è indagato per riciclaggio di denaro, corruzione e sospetto occultamento di beni. La sua posizione sembra compromessa da quando un informatore nel caso Petrobras ha riferito che l’ex presidente aveva “ordinato” di corrompere alcuni dei detenuti in cambio del suo silenzio a non collaborare con la giustizia. L’ipotesi è che Lula, quando era alla guida del Paese, tra il 2003 e il 2010, abbia tratto benefici dallo schema corruttivo che vedeva al centro il colosso energetico brasiliano, ottenendo vantaggi per se stesso, il suo Partito dei Lavoratori, o anche per il suo governo.
L’accusatore. La rivista brasiliana IstoE scriveva ieri che un senatore del Pt, Delcidio Amaral, anche lui sotto inchiesta, avrebbe deciso di collaborare con la polizia accusando sia Lula che la Rousseff nello scandalo Petrobras.
Rousseff convoca riunione emergenza coi ministri. L’inchiesta si avvicina sempre più sia a Lula che al suo successore, l’attuale presidente del Brasile, la politica ed economista Dilma Rousseff, presidente del Consiglio di amministrazione di Petrobras negli anni dello scandalo. Rousseff ha indetto una riunione d’emergenza, convocando alcuni suoi ministri per analizzare la situazione. L’onda lunga dell’inchiesta aveva portato alla richiesta di impeachment contro la Rousseff, che nel 2010 ha preso il posto di Lula alla guida del Paese. La posizione dell’ex militante rivoluzionaria ai tempi della dittatura militare era stata chiarita da una commissione parlamentare, dove tuttavia la maggioranza dei componenti era del suo partito.
Le reazioni/1: l’Istituto Lula. Il presidente del Partito dei Lavoratori, Rui Falcào, in un tweet ha invitato gli attivisti a mobilitarsi in favore di Lula. “Rui Falcào sollecita la militanza e parla sulla detenzione “poliziesca” di Lula. Guardate e condividete!”. Rui Falcao ha poi denunciato una “escalation golpista” per “destabilizzare” il governo della presidente Rousseff. Un comunicato dell’Istituito Lula di Sao Paulo, dove si è svolta un’altra perquisizione, ha denunciato “la violenza” compiuta oggi contro l’ex presidente, parlando di “una aggressione allo Stato di diritto che colpisce tutta la società brasiliana”.
Le reazioni/2: il partito, “Lula prigioniero politico”. Il Partito del Lavoratori ha lanciato su twitter gli hashtag #Lula prigioniero politico, #Siamo tutti Lula, #IlpopoloconLula e #Cisarannoconseguenze.
La reazioni/3: i mercati. Il real brasiliano sale al top da sei mesi sul biglietto verde dopo la notizia dell’indagine che ha coinvolto Lula. Il dollaro scende a quota 3,68 real. I mercati hanno reagito in maniera molto positiva all’allargamento dell’inchiesta. Dopo l’impennata del real al massimo da sei mesi, le azioni della compagnia petrolifera statale verdeoro guadagnano il 14,6% sul pre-listino.
Le reazioni/4: l’opposizione. “Può essere l’inizio della fine”, ha commentato Antonio Imbassahy, capogruppo del Psdb, principale partito di opposizione brasiliano.
Le reazioni/5: la deputata brasiliana Bueno. Renata Bueno, deputata italo-brasiliana eletta alla Camera (Misto) nella circoscrizione estero Sud America, commenta così l’indagine. “Da sempre – dice – sono con il Pps (partito in cui sono cresciuta politicamente in Brasile, e di cui mio padre è esponente nazionale), all’opposizione di un regime, quello del Pt di Lula e di Dilma (presidente della Repubblica Federale, ndr), l’attuale presidente, che ha messo letteralmente in ginocchio il Brasile. Sia Lula sia Dilma, lungi dall’essere quelle icone di buon governo celebrate all’estero, e purtroppo anche in Italia, sono state invece gli ispiratori di un clima di corruzione diffuso che ha portato le principali aziende di Stato a foraggiare le peggiori pratiche di malcostume politico”.
Il Partito dei Lavoratori. Il PT è un partito di sinistra, che raccoglie diverse sensibilità culturali, dai cristiani socialisti ai marxisti, passando per i socialdemocratici, i comunisti (non aderenti al PcdoB. Non aderisce ad alcuna Internazionale di partiti, salvo le adesioni delle singole componenti.
Pubblicato su Repubblica.it il 4 marzo 2016